Smart working: cos’è il lavoro “agile”

Nel mese di marzo, sappiamo bene tutti, la vita di tutti noi italiani è cambiata radicalmente. Giovani e bambini hanno già iniziato il cambiamento a partire dalla fine di febbraio e dal 9 di marzo piano piano quasi tutte le aziende hanno dovuto adattare il proprio lavoro secondo le misure di contenimento varate dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria globale.

Non tutti, ma molti hanno avuto la possibilità di lavorare fin dal primo giorno in smart working, mentre in altri settori questo privilegio non è stato possibile ottenerlo, il più delle volte per mancanza di possibilità di realizzazione. Ma: cos’è lo smart working?

Smart working: cos’è

Lo smart working è il lavoro “agile” e viene usato per descrivere una modalità di lavoro svincolata da orari e luogo, ma appunto “agile”. Questa tipologia di lavoro si basa su un accordo tra dipendente e datore di lavoro. E’ fondato sulla restituzione alle persone della loro autonomia nella scelta di spazi, orari e strumenti da utilizzare, benché – ovviamente – si rispettino scadenza e risultati. Lo smart working è un modello di lavoro volto a un ripensamento “intelligente” delle modalità in cui si svolgono le attività lavorative.

In Italia è stato regolamentato lo Smart Working nel 2017 con la legge n. 18 del 2017 che lo definisce:

modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.

Non è però una cosa semplice da attuare. Non tutte le aziende hanno strumenti giusti per poter garantire ai propri dipendenti una tale flessibilità. In questo senso diventa necessario iniziare un percorso di cambiamento culturale profondo. Questa potrebbe essere l’occasione per iniziare a fare questo cambio nel nostro Paese.

Oggigiorno tutti parlano di smart working per definire il lavoro di chi è stato costretto a lavorare da casa, ma attenzione, bisogna fare delle precisazioni. Lo smart working non è telelavoro. Lo smart working non è home working. Non sempre almeno!

Il telelavoro vincola il lavoratore a lavorare da casa e l’azienda trasferisce le medesime responsabilità del posto di lavoro in un altro luogo definito per contratto tra datore di lavoro e dipendente. Da contratto vengono inoltre definiti orari e giorni di lavoro e si viene dotati di tutta la strumentazione necessaria al funzionamento del lavoro stesso (pc, tablet etc…). Lo smart working è basato invece sulla flessibilità e quindi il lavoratore è autonomo nella gestione delle proprie scadenze, dei propri orari e del proprio luogo di lavoro.

L’home working è il lavoro da casa vero e proprio, mentre con lo smart working nessuno ti vieta di lavorare dalla spiaggia, dal parco, dalla casa dei suoceri, da una baita in montagna. L’importante è la connessione internet!

Smart working: in cosa consiste

Lo Smart Working è quindi un processo di cambiamento complesso che richiede di agire contemporaneamente su più aspetti, che coinvolgono sia le aziende, sia i lavoratori e richiede il coinvolgimento di diversi attori e un cambio da parte di questi di obiettivi, priorità, tecnologie. Una rivolta culturale che coinvolge anche competenze manageriali e organizzative.

Come modello di lavoro sicuramente lo smart working può migliorare la qualità della vita e la produttività individuale. Ruolo fondamentale però lo svolge anche la tecnologia che si ha a disposizione: è necessario che le aziende si dotino di tecnologie avanzate per connettere tra loro le persone e spazi per poter consentire un lavoro agile davvero buono, in grado di fare fronte alle necessità di comunicazione che si vengono a creare con questo tipo di lavoro flessibile e che possa essere condiviso da tutti i soggetti coinvolti.

In Italia non tutte le aziende sono ben attrezzate e organizzate per poter garantire una buona efficienza dello smart working. Fondamentale infatti sono le attrezzature e gli strumenti tecnologici per poter lavorare come in ufficio.

Smart working: gli strumenti

Fondamentali, come dicevamo, sono non solo le attrezzature, ma anche gli strumenti tecnologici che si hanno a disposizione. Partiamo dalle attrezzature: è importante avere un buon computer e una buona connessione. Ricordiamoci che l’Italia non è ben coperta in tutte le aree da internet e non tutti hanno un pc in casa. Questo è il primo grande scoglio. E la postazione: deve essere comoda e in un “angolo” dedicato, in modo da non subire le distrazioni dell’ambiente circostante.

Passiamo a qualche base tecnologica: le aziende solitamente hanno software e gestionali dedicati e serve tempo per poterli preparare all’accesso da altre postazioni. Penso all’emergenza attuale, non tutte le aziende erano pronte a questo cambio di rotta nella routine lavorativa loro e dei loro dipendenti e quindi non tutte erano attrezzate. Ci sono comunque dei tool che vengono ormai incontro all’esigenza di comunicare in tempo reale in team, di archiviare in spazi condivisi e che permettono quindi una certa flessibilità, nell’attesa di poter lavorare serenamente in modo davvero “agile”.

La comunicazione tra datore di lavoro e dipendenti è fondamentale. Così come la comunicazioni tra colleghi di lavoro. Tra gli strumenti più utilizzati ci sono senza dubbio: Skype, Asana, Trello, Telegram, Google Drive, Dropbox, TeamViewer.
Di questi preparerò un post dedicato, per poter approfondire cosa sono e in cosa consistono.

Concludendo

Lo smart working è una cosa fantastica, perché consente al dipendente di poter gestire il proprio lavoro e prendersi cura di se stesso e della propria famiglia, dei propri hobbies, di assecondare i propri ritmi. C’è chi lavora meglio di notte e chi di giorno, c’è chi ha esigenze famigliari che poco si conciliano con un lavoro a tempo pieno fuori casa, c’è chi abita lontano dal proprio lavoro dei sogni, c’è chi ha una vita divisa tra più città e fatica a vincolarsi in un luogo. Per tutte queste esigenze lo smart working è davvero una soluzione magnifica.

Magnifica quanto difficile, perché necessita di molta organizzazione, pianificazione e forza di volontà. Di vere e proprie doti manageriali.
Nel prossimo post vi darò qualche consiglio per lavorare da casa!

Se lo smart working fa per voi questa quarantena può essere un piccolo inizio di un cambio del vostro lavoro.
Se invece lavorare da casa non è nelle vostre corde: tranquilli, la quarantena passerà!

Spero di esservi stata utile, fatemi sapere cosa ne pensate!

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Giornalista in prova, antropologa di spirito, amante dei social media.

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